Computer & Internet, N. 22, Aprile/Giugno, 2003, Firenze, pp.40-41.


Eduardo Kac intervistato da motor

E’ importante resistere alla inclinazione metafisica dei media digitali.
Le idee dell'incorporeità minacciano di allontanarci dalla nostra coscienza di una realtà segnata dagli
squilibri di una società connessa.

Eduardo Kac è un artista e uno scrittore che indaga le dimensioni filosofiche e politiche dei processi di
comunicazione. Egualmente interessato agli aspetti estetici e sociali dell'interazione verbale e non-verbale, nel
proprio lavoro Kac esamina sistemi linguistici, scambi dialogici, e la comunicazione fra le specie.

Le opere di Kac, che spesso connettono spazi virtuali e spazi fisici, propongono vie alternative alla comprensione
del ruolo dei fenomeni di comunicazione nella formazione/costruzione di realtà consensuali.

L'arte della telepresenza ci mostra che , da un punto di vista sociale, politico e filosofico, ciò che non possiamo
vedere è altrettanto importante di quanto passa attraverso i nostri occhi.

L'arte della telepresenza riconcilia la tensione metafisica del cyberspace con la condizione fenomenologica del
mondo fisico. In altre parole, forma una nuova ecologia che armonizza carbonio dei viventi e il silicio delle
macchine. Nel momento in cui le fibre ottiche attraversano il suolo come vermi e onde digitali attraversano l'aria
come stormi di uccelli, emerge una nuova ecologia.

Per sopravvivere agli squilibri creati sia dalla accresciuta standardizzazione delle interfacce (il che promuove
l'uniformarsi dei processi mentali) che dal controllo centralizzato ottenuto dalla fusione delle mega corporation
(che diminuisce le possibili scelte), per crescere emozionalmente e intellettualmente in un paesaggio mediatico
sempre più ostile, dobbiamo fare di più che solo sopravvivere mentre ci adattiamo.

Le noste sinergie con telerobot, transgenic, nanobots, avatar, biobot, cloni, viventi digitali, ibridi, webot e qualunque
altro agente intelligente, materiale o meno, definiranno la nostra capacità di sopportare le mutevolissime condizioni
ambientali di un mondo in rete.

In questa ecologia dispersa di rete che noi stiamo costruendo globalmente, la telepresence art può offrire nuovi
modelli cognitivi e della percezione.


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