Originally published in Activa, N. 8, December 2000, Milan, pp. 104-111.


Arte e Genetica

Simone Menegoi

Se vedeste un coniglio verde fosforescente, quale sarebbe la vostra reazione? Più precisamente: pensereste di stare osservando un’opera d’arte? Qualunque sia la risposta (probabilmente negativa...), la domanda non è oziosa, per due motivi. Il primo è che un coniglio simile esiste realmente. È una femmina chiamata “Alba”, nata in un laboratorio di genetica a Jouy-en-Josas (Francia) nel febbraio scorso. In condizioni normali di illuminazione, Alba appare come un comune coniglio bianco dagli occhi rosa: se posta sotto una lampada blu, però, emana una fluorescenza verde. L’altro motivo che rende la domanda pertinente è che la complessa operazione scientifica che ha portato alla nascita di Alba è stata commissionata a dei genetisti da un artista americano di origine brasiliana, Eduardo Kac (1962), che ha recentemente presentato la sua ‘opera’ nel contesto di una rassegna dedicata ad arte, technologia e società, il festival Ars Electronica di Linz (2 - 7 settembre 2000).

In realtà, quella di Linz non è stata la prima sede per l’annuncio dell’esistenza di Alba. Kac ne aveva parlato per la prima volta il 14 maggio a San Francisco, durante la manifestazione “Planet Work”. La notizia ha però avuto risonanza internazionale solo a partire dal settembre scorso, dopo essere stata riportata sulla prima pagina del Boston Globe (il 17) e annunciata da Peter Jennings nel corso del suo programma sulla rete televisiva nazionale americana ABC (il 18).
Sono stati così resi noti i termini fondamentali della questione. Alba è un organismo geneticamente modificato, il cui DNA è stato arricchito con un gene capace di produrre EGFP (Enhanced Green Fluorescent Protein), una versione potenziata della sostanza che conferisce luminescenza alle meduse del Pacifico (Aequorea Victoria). Sconcerta sapere che questa manipolazione non rappresenta per la scienza genetica una novità assoluta: esistono già da anni batteri, piante, perfino topi, artificialmente dotati di questa fluorescenza. Alba è semplicemente il mammifero più grande e complesso a possedere questa caratteristica. E, naturalmente, l’unico ad essere un’opera d’arte.

Se il caso del ‘coniglio verde’ ha avuto tanta risonanza, il motivo è ovviamente anche questo. Kac ha parlato a proposito di Alba di “Transgenic art”, disciplina nuovissima di cui il grazioso roditore è probabilmente il risultato più impressionante, ma non il primo (come vedremo), nè probabilmente l’ultimo. E il clamore è ben comprensibile. Alle gravi e fondate preoccupazioni relative ai recenti sviluppi della biologia genetica, si aggiunge in questo caso un dubbio radicale riguardo ai suoi obiettivi. Chiunque, nel valutare i rischi della sperimentazione genetica e le obiezioni ad essa, soppesa anche i vantaggi che potrebbero derivarne, in primo luogo quelli terapeutici e alimentari: in questo caso, invece, essi sembrano mancare del tutto, sostituiti da una dubbia e discutibile finalità estetica.

Il progetto “GFP bunny” tuttavia, è più complesso di quel che sembra, almeno quanto agli intenti, e forse anche più accettabile. In primo luogo, Kac assicura che la modificazione genetica del coniglio non ne pregiudica in nessun modo la salute, la longevità o la capacità di socializzare con i suoi simili, come è stato provato da anni di esperimenti su altre specie (esperimenti non voluti né effettuati dall’artista, è bene ricordarlo). Inoltre, egli nega assolutamente di essersi prefisso una finalità ‘estetica’ in senso corrente, di aver cioè mirato a creare un oggetto che appartenga alla sfera dell’arte in virtù della sua bellezza.

Questo proposito non è particolarmente originale, sottolinea l’artista: esso, perseguito da secoli con mezzi tradizionali come l’ibridazione e l’allevamento selettivo, ha originato le varietà di piante ornamentali e di animali domestici che ci sono più familiari. E oggi, con i mezzi e le possibilità della biotecnologia, il medesimo atteggiamento potrebbe condurre a una deriva eugenetica di cui egli è il primo a temere gli effetti.

Ao contrario, sostiene, il suo intento è stato quello di creare un soggetto transgenico con il quale stabilire una relazione, concreta o ideale, capace di modificare la nostra concezione della genetica.
La nascita di Alba non è che l’avvio di un progetto artistico che include la sua ‘adozione’ da parte della famiglia Kac come animale domestico, e la discussione che l’artista intende suscitare su qusto tema (non senza successo, come anche questo articolo dimostra).

In questa discussione, Kac non si presenta come paladino delle biotecnologie. Egli semplicemente non ne rifiuta a priori l’impiego, cercando di suscitare al tempo stesso una forte consapevolezza delle implicazioni teoriche e pratiche che comporta. Una di esse, ad esempio, è la necessità di riconsiderare criticamente le idee di ‘artificiale’ e ‘naturale’.
Alba non è una creatura ‘naturale’, evidentemente: ma nemmeno i comuni conigli alvini lo sono, ricorda Kac, nel senso che solo l’allevamento, la crescita in condizioni protette, ha fatto prosperare questa variante genetica spontanea, che in natura avrebbe avuto scarse probabilità di sopravvivenza (la mancanza di pigmentazione rende l’animale incapace di mimetizzarsi e quindi facile bersaglio per i predatori). Benché la differenza tra allevamento selettivo e manipolazione genetica resti enorme, l’esempio rende chiaro l’errore di mitizzare come ‘natura incontaminata’ un ambiente - piante e animali - che l’uomo da secoli modifica secondo le proprie necessità e desideri. Anche l’idea che il patrimonio genetico sia il fattore determinante per il destino di un essere vivente, senza riguardo per le circostanze concrete in cui esso si trova, viene messa in discussione: il caso di Alba suggerisce che un coniglio verde - un mostro, secondo il senso comune - cresciuto amorevolmente come animale da compagnia, avrà plausibilmente un’esistenza molto più armoniosa, ‘naturale’, di un animale comune, non transgenico, che subisce una sorte comune di allevamento industriale. Kac precisa di aver scelto la particolare modificazione cromatica di Alba proprio per la sua ‘ambiguità’: poiché in condizioni ordinarie risulta del tutto invisibile, essa è al tempo stesso drastica e minima, radicale e ininfluente: spiazzando le aspettative più grossolane e allarmistiche, invita a considerazioni più sottili riguardo alla ‘normalità’ genetica, alla sua alterazione, alle conseguenze di ciò. Infine, l’artista sottolinea la libertà da calcoli economici come un aspetto fondamentale della sua opera. Se i pericoli maggiori della bioingegneria derivano dal suo impiego indiscriminato a scopo di profitto, come dimostrano ampiamente le aspre polemiche sull’agricoltura transgenica, il caso di un utilizzo no-profit, condotto a scopo conoscitivo, innocuo, può essere, se non l’esempio, almeno la speranza di un’alternativa possibile.

Tutto bene dunque? Siamo rassicurati? Credo di no, e forse neppure Kac lo pretende. Ognuna delle sue affermazioni, nutrite di una considerevole preparazione scientifica e filosofica (l’artista è collaboratore della revista americana “Leonardo”, dedicata al rapporto tra arte e scienza) apre il campo a dubbi, contraddizioni, paradossi. È certamente un paradosso, ad esempio, sostenere la necessità di ripensare radicalmente il rapporto tra l’animale-uomo e gli altri animali, di liberarlo dall’ipoteca antropocentrica, e farlo muovendo dalla biotecnologia, cioè lo strumento più potente mai creato dall’uomo stesso per manipolare a suo piacere la natura. L’ingegneria genetica, esemplifica l’artista, trasferendo geni umani in animali - non un’ipotesi fantascientifica, ma già una realtà - espande la sfera di ciò che consideriamo ‘umano’, ci impone di considerarli dei simili, e di mutare coerentemente il nostro atteggiamento nei loro confronti. Però è noto che gli esperimenti a cui fa riferimento hanno il fine primario di creare organi da trapianto compatibili con quelli umani, e dunque non considerano gli animali così modificati se non come produttori di organi da espiantare.

Sui quali, detto per inciso, pesa il forte sospetto di poter generare virus mutanti dagli effetti imprevedibili... Tutto ciò, naturalmente, senza ancora toccare la questione che più ci interessa: ammesso che il coniglio verde di Kac sia un’opera d’arte, possiamo anche dire che è interessante?


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